passi per combinazione,
vedrà luce alle finestre.
Son gli spettri in processione.
Tetra schiera d'Orsoline
morte; giovani sembianti
vaghi, tra cappucci e lini,
neri e candidi, origlianti.
Torce splendono sinistre,
rosso sangue, fra le mani,
rieccheggiano nel chiostro
lai, sussurri fiochi e strani.
Il corteo va dentro in chiesa
e, di bossolo sui seggi
assidendosi, nel coro,
dà la stura ai suoi solfeggi.
Arie sacre, litanìe,
ma parole deliranti;
poveranime, del cielo
su le spoglie, supplicanti.
"Fummo spose a Cristo; pure
cu traviò terren desìo,
sicchè a Cesare noi demmo
la prebenda del Buon Dio.
"Seducenti sono i baffi
lustri e lisci, e l'uniforme.
E poi Cesare ha spalline
d'oro d'un prestigio enorme.
"Alla fronte che di spine
cinse un serto noi fornimmo
un trofeo da cervo. Il nostro
Redentore noi tradimmo.
"E' Gesù, bontà in persona,
per la nostra colpa abietta
pianse dolce, e: "L'alma vostra -
disse poi - sia maledetta!
"Spettri evasi dalle tombe,
noi dobbiam tutte le sere
vagolar fra queste mura -
Miserere! Miserere!
"Non sarebbe mal l'avello
se, ne le celesti sfere,
non si stesse più al calduccio -
Miserere! Miserere!
"Deh! rimettici la colpa,
Gesù dolce, e trattenere
ci potrai nel caldo cielo -
Miserere! Miserere!
Canta il coro. E un sagrestano
morto, all'organo, ridesta
da le canne artigli d'ombra
in un nembo di tempesta.
(Heinrich Heine - Romanzero - Trad. Giorgio Calabresi)
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